L’avvento del coronavirus ha provocato non solo un’emergenza sanitaria senza precedenti, perlomeno negli ultimi novant’anni, ma anche una crisi economica che, a detti di alcuni esperti, non si è ancora manifestata in tutta la sua ampiezza. D’altro canto, alcune misure necessariamente introdotte per far fronte all’ondata dei contagi hanno impattato, inevitabilmente, sul PIL della maggior parte dei paesi di tutto il mondo.
Per mantenere le distanze di sicurezza, ed evitare l’esponenziale propagazione del virus, le aziende, salvo quelle ritenute essenziali, hanno dovuto interrompere la propria produttività, mentre gli esercenti hanno dovuto alzare le saracinesche e, in alcuni casi, convertirsi al progresso tecnologico, ovvero concedere la possibilità alla propria utenza di effettuare acquisti di beni o servizi online.
Il lockdown ha fatto emergere l’arretratezza culturale italiana nel mondo del digitale
In altre parole, si sono dovute convertire al digitale. D’altro canto, l’emergenza sanitaria ha posto in evidenza un dato incontrovertibile, che la maggior parte degli esperti economici e finanziari aveva posto in evidenza da ormai svariato tempo: la debolezza della dotazione digitale di imprese, esercenti e, in senso più ampio, di tutti quei soggetti che hanno una loro attività propria.
Si è messo in evidenza, di fatto, come l’Italia non sia un paese digitale. O perlomeno, lo sia solo in piccola parte. Quando la pandemia, si è pesantemente palesata lo scorso marzo, sono venuti a galla, però, non solo i difetti strutturali delle nostre imprese a livello di evoluzione tecnologica: una vastissima fetta di italiani, di fatto, ha mostrato una certa resistenza culturale e mentale all’utilizzo dei mezzi tecnologici.
Col passare dei giorni, costretti anche dal severo lockdown imposto a livello legislativo, i cittadini del Belpaese hanno virato, poco alla volta, verso il digitale e tutto ciò che riguarda la grande rete telematica. L’esempio più lampante, in tal senso, è rappresentato dal grande successo riscosso dall’e-commerce, una tendenza, ad onor del vero, che era ormai in atto da svariati anni, ma che si è consacrata, definitivamente, durante il lockdown.
Ed anche nei mesi immediatamente successivi al termine dello stesso, nonostante la riapertura dei punti di vendita fisici, il volume d’affari del mondo dello shopping online non ha visto ridursi il proprio fatturato, a testimonianza di come questa modalità d’acquisto sia diventata una consolidata realtà nelle abitudini degli italiani.
Il digitale ha radicalmente mutato le abitudini degli italiani
Lo stesso discorso può essere traslato anche ad altri settori che non hanno nulla a cui spartire, in senso stretto, col mondo dello shopping online. Un esempio è fornito dal mondo della ristorazione: in alcuni casi, nonostante l’indubbio calo del fatturato, alcuni punti vendita hanno dimostrato un po’ di resilienza alle minori entrate causate dal covid, grazie alla possibilità di prenotare online e consegnare le pietanze direttamente al domicilio dell’utente.
Gli italiani, però, non hanno visto mutate solo le proprie abitudini nel ruolo di consumatori: la maggior parte dei cittadini italiani operanti nel mondo dei servizi hanno completamente modificato la modalità d’approccio al proprio lavoro. Una rivoluzione con un nome ben preciso, che, nonostante l’etimologia di lingua anglosassone, è diventata familiare per noi tutti: smart working.
Il successo di questa modalità lavorativa è stato indiscutibile. E secondo alcune recenti indagini di mercato, è riuscita a soddisfare tutte le parti coinvolte: dipendenti e datori di lavoro. I lavoratori hanno potuto constatare i diversi benefici dello smart working, come quello economico o l’impagabile opportunità di poter organizzare compiutamente il proprio lavoro e concedersi, nei momenti di pausa, qualche piccolo momento di svago sui portali dedicati al divertimento come casinoonlineprova.com.
Le imprese, invece, hanno potuto constatare come la produttività sia diffusamente aumentata grazie allo smart working, a cui a tutt’oggi ne fanno copiosamente ricorso. A tal punto che alcuni lavori sono stati completamente convertiti a tale modalità. Il digitale, di conseguenza, rappresenta il punto cardine della ripresa delle aziende italiane, che hanno il compito, a loro volta, di aumentare anche la propositività commerciale online e far sì che lo stesso rappresenti il motore della ripresa del nostro paese.